Posted by: dariodemarcomusic | Novità 1 commento su Lavori in corso: da “Voglio essere vero” al terzo album
Lavori in corso: da “Voglio essere vero” al terzo album
Premessa importante: ci vuole ancora molto tempo. Nell’attesa, però, mentre vi chiedo di pregare per me, ecco una piccola anticipazione del mio nuovo approccio alla scrittura.
Quando ho pubblicato il mio secondo album, Voglio essere vero, ero contento di essere riuscito, almeno in parte, a mettere in musica un messaggio con toni più inusuali, informali e spesso orientati all’esterno di me stesso, rispetto al più inesperto Se il cielo si copre. Attraversavo un periodo di cambiamenti e in quel frangente ho sentito la necessità di cercare autenticità nel mio rapporto con Dio e negli altri, denunciando l’ipocrisia e il formalismo religioso che saltavano fuori dalla mia lente di ingrandimento. Per ironia, mi sono divertito a farlo dando molta attenzione alla forma.
Molti dei miei ascoltatori hanno apprezzato l’attenzione che ho messo dietro a certe scelte testuali e stilistiche, ma soprattutto la schiettezza e il coraggio di certe affermazioni. In Anima nuda, la maggior parte di voi ha capito cosa volevo dire quando ho identificato Dio in una ragazzina seminuda all’incrocio di fronte alla chiesa piuttosto che nell’edificio stesso. In Riflesso vi ho sbattuto in faccia che, in certe occasioni, c’è necessità di smettere di pregare, per iniziare ad agire ed essere di esempio nel concreto. In Incrociare un po’ le mani, vi è piaciuta l’ironica descrizione del bacchettone assonnato che ingrassa tra le sedie di una chiesa e fa sentire la propria voce solo per criticare l’operato altrui.
Qualcuno ha storto il naso, altri mi hanno ringraziato. Io ringrazio Dio perché, con la serenità che mi ha dato, mi ha spinto a non lasciarmi inibire dalla paura di essere giudicato: a volte, certe cose vanno dette per come sono. Fanno male? Non importa, è la verità. Vengo frainteso? Non importa, ci sarà sempre qualcuno che non può o non vuole capire. In ogni modo, il mio lavoro, anche stilistico, è stato il più delle volte stimato, soprattutto, probabilmente, per l’impegno che ho messo nell’affrontare temi scomodi usando immagini ricercate senza rinunciare a una riflessione non approssimativa. O almeno, ci ho provato; grazie per avermi accompagnato nel percorso.
Ora, sono passati 5 anni. Ho iniziato a lavorare, mi sono sposato, c’è stata la pandemia, la chiesa che frequento è stata sballottata, la mia salute è stata colpita, la mia intera vita è stata stravolta, nel bene e nel male. Si può cambiare in un istante, figuriamoci cosa può succedere in migliaia di istanti. In questi anni, pur senza la stessa disponibilità di tempo ed energie che avevo quando producevo i miei primi album, ho continuato a scrivere. Come la maggior parte delle volte, l’ho fatto per me stesso; per mettere nero su bianco le mie emozioni e dare ali a quelli che altrimenti sarebbero rimasti pensieri e messaggi non completamente fruttuosi. Il mio approccio alla scrittura è un po’ cambiato, o forse ha imboccato un percorso inverso, tornando all’originale semplicità, ma in maniera più consapevole.
Non parlo dell’abito musicale. Il mio terzo album è ancora in preparazione. Non gli ho ancora dato un nome, un vestito, un ordine. Al momento consiste in una decina di inediti abbozzati qua e là, tra la scrivania dello studio e la memoria del cellulare, un insieme di registrazioni fugaci, note suonate e cantate male, di fretta, di soppiatto, per non svegliare mia moglie che dorme di là o per evitare di schiantarmi contro l’auto della corsia opposta mentre sono in ritardo per raggiungere l’ufficio. Vorrei farvi partecipi di quei momenti, così fragili, così strani, così magici, in cui avevo mille cose da fare a lavoro, ma avevo la testa prepotentemente, dolcemente, disturbata da una melodia o una frase che doveva venire fuori, e dovevo trattenere tutto dentro, perché “ora devi lavorare”; e dentro di me pregavo di non perdere quell’idea che, per quanto acerba o perfino non ancora nata, mi stava parlando, sussurrandomi di avere il potere di parlare anche ad altri. Gran parte dei brani del terzo album è nata così. Sono pensieri e preghiere che mi hanno perseguitato tutto il giorno e che, alla fine, sono riuscito a catturare. E quante volte, dopo aver vinto questa battaglia, ho pianto di gioia: “Ci sono riuscito; bussava da mesi alla mia mente, parlava al mio cuore; ora è una canzone nuova. E funziona. Oh, se funziona”.
Questo è il processo che c’è dietro alla nascita di un brano il più delle volte, ma è particolarmente vero per quanto riguarda i brani di questa nuova raccolta. Sì, Dario, mi dico, stai facendo musica cristiana nuova, fai vedere agli amanti dei “deh, ognor, speme…” e dei fan dei “Dio spacca, fra” che tu vuoi stare in mezzo alle due posizioni, che la comunicazione artistica è un gioco di equilibri, di sobrietà, fatta di animata passione quanto di pacata e consapevole intelligenza; sii giovanile, ma adatto anche ai meno flessibili; fonda le radici delle tue parole nella Parola, ma non pretendere di poter fare uno studio biblico in musica; poi non trascurare l’attrattiva del lato tecnico, stai attento alle allitterazioni, alle rime, baciate e alternate, continua ad abolire la minima parola tronca, bandisci gli accenti forzati, prediligi le consonanti morbide, usa le figure retoriche, mettici tutta la qualità artistica che puoi, ma, anche in questo… non esagerare. Non forzare l’inserimento di un’immagine solo perché vuoi suscitare stupore; non scartare un concetto solo perché ti sembra già detto o banale. Vale ancora la regola del “Questo è vero? Allora devi dirlo”. Tutto qui.
Ecco cosa c’è dietro il prossimo album. In “Voglio essere vero” forse vi ho colpiti con frasi come “quella ragazzina potrebbe essere Dio”. Prossimamente, invece, sì, troverete l’intelligenza dei piccoli dettagli stilistici e delle scelte retoriche ricercate, ma ascolterete testi più immediati, che vengono dal mio cuore, che ho scritto in maniera più estemporanea, con lacrime, di gioia e di tristezza, sul monte della benedizione e nella valle dell’ombra della morte. Troverete, in poche parole, un Dario più rilassato che, però, non ha sacrificato il bello per il semplice e il vero per la paura del “già sentito”. Sì, perché la verità a volte la si conosce già. Sì, perché la bellezza il più delle volte sta nella semplicità.
Vi cito il coro di uno dei miei nuovi inediti, “Nient’altro”, che secondo me riassume al meglio questa filosofia:
Voglio cantare alleluia, gloria, alleluia
Non ho nient’altro da dire
Voglio versare profumo, profumo di lode
Non ho nient’altro da dare
Non bere più l’offerta del mio pianto
È un calice amaro che ora getto via
Voglio cantare Santo, Santo
Sono qui, semplicemente qui
Per Te
Siate pronti ad ascoltare un album che non credo vi farà dire “wow!” e che, chissà, vi strapperà un deluso “poteva fare di meglio”. Va bene così: sbalordire non è il mio obiettivo. Anche se probabilmente in maniera diversa rispetto al precedente, se nel prossimo lavoro troverete qualcosa di autentico, Dio mi avrà fatto centrare il bersaglio anche stavolta.
Paul Baloche, noto musicista cristiano, ha detto:
Non provate a scrivere una canzone, scrivete semplicemente le vostre preghiere
Ecco, oggi più che mai, è questo l’approccio che voglio mantenere e che troverete nel mio terzo album. È un lavoro che, forse, vi farà riflettere meno, ma che vi aiuterà a pregare, e a ringraziare, di più.
1 commento
Kahenet Miguel 6 Aprile 2023 at 8:37 pm
Il Signore ti benedica Dario. Sei di grande incoraggiamento